A
volte anche il viaggio più tradizionale può lasciare dietro di sé
pensieri e sensazioni particolari.
La Florida nella sua parte estrema è costituita dalle “Florida Key’s”,
una collana di isole che si allungano verso il Golfo del Messico come una
mezzaluna, quasi come piccoli sassi caduti dalle mani di un gigante
distratto. La peculiarità di queste isole è quella di essere tutte
collegate tramite ponti formando così un percorso incredibilmente
suggestivo, sospeso interamente tra mare e cielo.
In realtà il mare non è il meglio dal punto di vista turistico, in
quanto rappresenta il prolungamento verso il golfo delle paludi delle
Everglades, con una profondità assai ridotta che ha permesso la
costruzione dei ponti, tra i quali spicca il “seven miles bridge” con
i suoi quasi 10 chilometri.
Le isole, anche se tutte differenti, rappresentano inevitabilmente lo
stereotipo del luogo di vacanza.
Fa caldo tutto l’anno, non piove quasi mai ed i prezzi sono
relativamente bassi (per gli USA).
Qui vengono a svernare i pensionati americani in una sorta di eterna
Disneyland, dove a Natale si vedono i benzinai ed i bagnini sulle spiagge,
con il capellino rosso da Babbo Natale.
Raramente si prova in un viaggio questa sensazione da fine del mondo o
meglio da fine della pista.
Infatti una volta lasciata la periferia sud di Miami si inizia una strada
che si sa già inevitabilmente finire, senza nessun bivio o deviazione,
direttamente 170 chilometri più a sud, nel mare.
Il viaggio si protrae per alcuni giorni tra ponti, piccole spiagge e motel, in
un susseguirsi di momenti magici che finiscono inevitabilmente con
l’attesa del grande spettacolo del tramonto.
In pochi posti come questo si prova la sensazione tipicamente americana
del vivere “on the road”.
Ma quello che ci aspetta dall’inizio del viaggio è Key West, l’ultima
Tule, la fine dell’Oregon Trail, il lembo estremo del continente, dopo
il quale non c’è più niente, se non il mare.
Ernest Hemingway ha trascorso qui una parte della sua vita, raccontata
come sempre con enfasi selvaggia ed ora capiamo il perché. La città è
piacevole, tra lo stile New England e quello coloniale, e ovunque traspare
la serenità dei punti di arrivo, delle mete sognate e poi raggiunte.
La
contrapposizione è evidente e nasce dal fatto che in ogni viaggiatore si
ritrova sempre l’ansia da ricerca, la curiosità ancestrale che lo
spinge a cercare di vedere cosa c’è dietro l’angolo. Ma questa strada
conduce in un posto, dove non vi sono più angoli e la sensazione passa da
una rilassatezza estrema di chi ha raggiunto la meta,
all’insoddisfazione di non avere più mete da scoprire.
Trascorriamo qui due giorni di vacanza, ancora una volta il momento magico
è l’attesa del tramonto sulla piazza, nel punto più a ovest del paese,
ma questa volta con la consapevolezza che questo è il tramonto più
tramonto che ci possa essere.
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