Una quarta volta in Tunisia. Dopo le prime due in auto, per
girare prima il sud (oasi e chatt) poi il nord (città romane) e la terza
in fuoristrada (praticamente solo sabbia), ci voleva anche un giro in
moto. La Tunisia è relativamente piccola per cui l’itinerario è di fatto
sempre lo stesso, puntata veloce verso il sud (adesso è quasi tutta
autostrada) con una sosta quasi obbligata per vedere di nuovo lo
splendido anfiteatro di El Jem. Da Tataouine, dopo l’escursione allo
Ksar Ouled Soultan (splendido specialmente al tramonto) si parte verso
ovest tra oasi e deserti.
Nella prima parte del percorso attraversiamo una zona molto panoramica
tra saliscendi di basse montagne e tralasciamo volutamente Matmatà,
ridotta oramai a mera attrazione turistica. La moto è una normalissima Guzzi Nevada 750 che non permette
certo piste tipo quelle della Parigi-Dakar, ma lo spettacolo è comunque
assicurato dalle bellezze locali o quando si è semplicemente immersi in
quelli spazi sconfinati tra la sabbia, il sole e le rade sterpaglie. Gli
ambienti sono diversi a seconda della loro posizione geografica. Ci sono
le oasi tipo quella di Ksar Ghilane che rappresentano il prototipo
dell’oasi nella immaginazione collettivo, cioè un gruppo di alberi,
perlopiù tamerici e poche palme, circondati da un deserto di dune
sabbiose che sembra infinito. Qui la vita è garantita in un piccolo
ambito circoscritto solo dalla presenza dell’acqua, spesso calda, che
sgorga in mezzo al deserto da profonde falde sotterranee. Diverse sono le oasi di montagna come quelle di Nefta,
Chebika e Tamerza, che sono veri e propri gioielli di palme da dattero
racchiuse in uno scrigno di roccia. Lo sfruttamento di queste oasi
rappresenta quanto di meglio si può vedere come esempio della
sapienza degli uomini nell’uso delle poche risorse disponibili. Le
abitazioni sono tutte fuori dalle oasi per non togliere spazio alle
piante, l’acqua che sgorga dalle rocce è canalizzata con cura per
poter arrivare ovunque. Le coltivazioni sono su tre strati, in alto
le palme da dattero di varie qualità sia per l’uomo che per gli animali,
sotto gli alberi da frutta per lo più agrumi o fichi e a terra gli orti
per le verdure. Tutto ottimizzato dalla sapienza dei secoli. Un altro ambiente particolare è quello rappresentato
dai vari “chott” presenti tra Douz e Tozeur. Questi resti di antichi
laghi marini ridotti ora a distese biancheggianti di sale circondate
dalla sabbia, rappresentano quanto di più “desertico” si possa
immaginare. L’unica presenza di vita è rappresentata da alcuni
microorganismi che vivono nelle poche pozze di acqua salata rendendola
di un colore rosso cangiante a seconda della diversa densità salina.
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KSAR OULED SOULTAN |
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