Primo
viaggio in oriente, la meta è un paese grande e ricco di cultura,
cercheremo di fare del nostro meglio per vederne il più possibile nel
mese a disposizione. In questi casi la combinazione aereo più auto è
l’unica possibile. Arrivati a Bangkok proseguiamo in aereo per Chang Mai
e da lì con l’auto noleggiata attraverseremo da nord a sud il paese
sulla strada delle antiche capitali per tornate a Bangkok. Chang Mai ci
rapisce subito per il suo ritmo, infatti pur arrivando in albergo che è
già sera, dopo un viaggio di 24 ore, posate le valige scendiamo in
strada e ci infiliamo subito in un bazar notturno per la cena ed i primi
approcci con quel mondo così diverso dal nostro.
Le città che visitiamo
in questa prima parte del viaggio sono, come detto, le antiche capitali,
siti archeologici che emanano tutto il fascino delle civiltà che le
hanno costruite con il fluire delle varie dinastie reali. Troviamo così
in successione, Satchanalai, Sukhothai, Phitsanulok, Lop Buri, Ayutthaya,
che visitiamo con cura nella sempre presente umidità che ci avvolge. Nei
pressi delle rovine si trovano paesi e piccole città che purtroppo
niente hanno degli antichi splendori che li circondano. Le difficoltà
con la lingua sono notevoli, sia perché pochissimi parlano inglese (in
effetti neanche noi lo sappiamo bene) ma soprattutto perché la loro
lingua è molto musicale ed anche ripetere una semplice parola come il
nome di un paese diventa un’impresa ardua. Per risolvere in parte il
problema acquistiamo una mappa dettagliata con i nomi delle località in
Thai ed in caratteri latini per poi, trovato il posto voluto,
confrontare graficamente i caratteri Thai della mappa con quelli dei
cartelli stradali.
Prima di rientrare a Bangkok facciamo una deviazione
verso ovest che ci porterà in due posti veramente caratteristici. Il
primo è il mercato galleggiante di Damnoen Saduak dove andiamo a
dormire, non badando alla qualità dell’albergo, per essere già sul posto
alle sei del mattino. Infatti è all’alba che iniziano tutte le attività
che si svolgono in quel dedalo infinito di canali. Prendiamo una canoa
portata da una donna che ci fa fare un giro esaustivo dei posti più
caratteristici, passando in mezzo alle case che hanno il “davanti” sui
klong con uomini e donne che si lavano faccia e denti immersi sino alla
vita nell’acqua. E’ proprio vero che qui la vita si svolge sull’acqua,
infatti troviamo su queste piccole barche sia i negozi (ognuno con il
suo genere di mercanzia) che i ristoranti con il fornello a carbone.
Finiamo il giro alle dieci circa proprio quando iniziano ad arrivare gli
autobus da Bangkok, che dista circa 100 Km, carichi di turisti.
Continuiamo ancora verso ovest nella provincia di Kanchannaburi,
avvicinandomi alla frontiera con la Birmania, ora Myanmar, infilandoci
nella vallata del fiume Kwai. Il ponte lo troviamo quasi subito ma è
sconsolatamente diverso da quello del film, piccolo e di ferro, questo
in effetti lo sapevamo già, ma la forza del mito è grande. Proseguendo
nel canyon troviamo in un meraviglioso parco naturale un albergo che con
i suoi bungalow distribuiti sulla costa scoscesa e galleggianti sul
fiume, nel quale facciamo un’escursione a bordo di una zattera, facendo
anche il bagno, ma è solo dopo che un piccolo serpente verde sale sulla
zattera, che ci dicono che sono presenti in acqua e che sono velenosi,
beata incoscienza!
Rientrati a Bangkok lasciamo l’auto e ci immergiamo
nell’assurdo traffico tipico di tutte le grandi città orientali,
muovendosi per questo motivo sempre con i rumorosissimi ed asfissianti “tuk
tuk”. Girando troviamo anche un bell’albergo locale ed economico che ci
piace perché essendo molto alto ha sul terrazzo una piscina dalla quale
si domina tutta la città, è uno spettacolo. Tralasciamo la parte della
città dedicata al mercato del sesso e non per fare del facile moralismo
ma perché insignificante ed eccessivamente rumorosa. Ci risulta
sicuramente più interessante girare per templi e mercati anche se non
sempre all’altezza delle aspettative. Infatti ci facciamo coinvolgere in
un giro nel mercato galleggiante della città, una vera delusione
specialmente dopo aver visto quello di Damnoen Saduak, praticamente solo
bancarelle turistiche.
Si riparte in aereo per Pucket, isola del sud
ovest collegata alla terraferma da un ponte, dove noleggiamo un’auto per
poter girare anche nell’interno oltre ad approfittare delle splendide
spiagge che l’hanno resa famosa. Il posto è proprio quello dei cataloghi
turistici, mare, palme, cordialità e così via, ma anche l’interno
presenta sorprese piacevoli quali ricche cascate immerse nella foresta
tropicale. Da lì si fa un’escursione all’isola di Pee Pee, famosa per un
film di 007, che fa parte di un arcipelago di piccole isole e
soprattutto scogli rocciosi ricoperti da una foltissima vegetazione e
circondati da mangrovie. Poichè dal mare si apprezza poco la prospettiva
salgo sul monte dell’isola, dove siamo sbarcati per una sosta, e anche
se con molta fatica, visto il calore e l’umidità, riesco a godere quello
che è veramente un panorama mozzafiato. Oltre a questo vediamo anche le
grotte dove gli indigeni (nel senso degli abitanti del posto) raccolgono
i nidi di rondine arrampicandosi come acrobati su sottili e flessibili
canne di bambù alte anche 5-6 metri. Da lì altro aereo e altra isola, Ko
Samui, con la stessa tipologia ma con meno turismo. Dopo aver preso
alloggio in uno splendido bungalow di legno a due piani proprio sul
mare, noleggiamo un’auto per girare l’isola anche all’interno. Facciamo
anche un’escursione con una lancia a motore in un vicino gruppo di isole
dove vi sono molti villaggi su palafitte aggrappati a scogli verdissimi
e scoscesi. Al ritorno ci sorprende uno dei tipici acquazzoni tropicali,
la barca inizia a riempirsi d’acqua che noi vuotiamo in mare davanti
alla completa tranquillità del nostro accompagnatore e nonostante tutto
si arriva a terra sani e salvi, e cosa molto importante anche le
macchine fotografiche.
Naturalmente non ci facciamo mancare neanche la parte turistica visto
che queste isole offrono un mare che è esattamente quello che
l'immaginario collettivo identifica come una succursale del paradiso
terrestre, d'altra parte un po' di relax a base di rilassanti bagni e
cene a base di aragosta ci vuole sempre al termine di un viaggio che,
come faremo sempre, risulta per certi aspetti pesante. |
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