THAILANDIA - 1991 - In viaggio verso un film

Primo viaggio in oriente, la meta è un paese grande e ricco di cultura, cercheremo di fare del nostro meglio per vederne il più possibile nel mese a disposizione. In questi casi la combinazione aereo più auto è l’unica possibile. Arrivati a Bangkok proseguiamo in aereo per Chang Mai e da lì con l’auto noleggiata attraverseremo da nord a sud il paese sulla strada delle antiche capitali per tornate a Bangkok. Chang Mai ci rapisce subito per il suo ritmo, infatti pur arrivando in albergo che è già sera, dopo un viaggio di 24 ore, posate le valige scendiamo in strada e ci infiliamo subito in un bazar notturno per la cena ed i primi approcci con quel mondo così diverso dal nostro.
Le città che visitiamo in questa prima parte del viaggio sono, come detto, le antiche capitali, siti archeologici che emanano tutto il fascino delle civiltà che le hanno costruite con il fluire delle varie dinastie reali. Troviamo così in successione, Satchanalai, Sukhothai, Phitsanulok, Lop Buri, Ayutthaya, che visitiamo con cura nella sempre presente umidità che ci avvolge. Nei pressi delle rovine si trovano paesi e piccole città che purtroppo niente hanno degli antichi splendori che li circondano. Le difficoltà con la lingua sono notevoli, sia perché pochissimi parlano inglese (in effetti neanche noi lo sappiamo bene) ma soprattutto perché la loro lingua è molto musicale ed anche ripetere una semplice parola come il nome di un paese diventa un’impresa ardua. Per risolvere in parte il problema acquistiamo una mappa dettagliata con i nomi delle località in Thai ed in caratteri latini per poi, trovato il posto voluto, confrontare graficamente i caratteri Thai della mappa con quelli dei cartelli stradali.
Prima di rientrare a Bangkok facciamo una deviazione verso ovest che ci porterà in due posti veramente caratteristici. Il primo è il mercato galleggiante di Damnoen Saduak dove andiamo a dormire, non badando alla qualità dell’albergo, per essere già sul posto alle sei del mattino. Infatti è all’alba che iniziano tutte le attività che si svolgono in quel dedalo infinito di canali. Prendiamo una canoa portata da una donna che ci fa fare un giro esaustivo dei posti più caratteristici, passando in mezzo alle case che hanno il “davanti” sui klong con uomini e donne che si lavano faccia e denti immersi sino alla vita nell’acqua. E’ proprio vero che qui la vita si svolge sull’acqua, infatti troviamo su queste piccole barche sia i negozi (ognuno con il suo genere di mercanzia) che i ristoranti con il fornello a carbone. Finiamo il giro alle dieci circa proprio quando iniziano ad arrivare gli autobus da Bangkok, che dista circa 100 Km, carichi di turisti. Continuiamo ancora verso ovest nella provincia di Kanchannaburi, avvicinandomi alla frontiera con la Birmania, ora Myanmar, infilandoci nella vallata del fiume Kwai. Il ponte lo troviamo quasi subito ma è sconsolatamente diverso da quello del film, piccolo e di ferro, questo in effetti lo sapevamo già, ma la forza del mito è grande. Proseguendo nel canyon troviamo in un meraviglioso parco naturale un albergo che con i suoi bungalow distribuiti sulla costa scoscesa e galleggianti sul fiume, nel quale facciamo un’escursione a bordo di una zattera, facendo anche il bagno, ma è solo dopo che un piccolo serpente verde sale sulla zattera, che ci dicono che sono presenti in acqua e che sono velenosi, beata incoscienza!
Rientrati a Bangkok lasciamo l’auto e ci immergiamo nell’assurdo traffico tipico di tutte le grandi città orientali, muovendosi per questo motivo sempre con i rumorosissimi ed asfissianti “tuk tuk”. Girando troviamo anche un bell’albergo locale ed economico che ci piace perché essendo molto alto ha sul terrazzo una piscina dalla quale si domina tutta la città, è uno spettacolo. Tralasciamo la parte della città dedicata al mercato del sesso e non per fare del facile moralismo ma perché insignificante ed eccessivamente rumorosa. Ci risulta sicuramente più interessante girare per templi e mercati anche se non sempre all’altezza delle aspettative. Infatti ci facciamo coinvolgere in un giro nel mercato galleggiante della città, una vera delusione specialmente dopo aver visto quello di Damnoen Saduak, praticamente solo bancarelle turistiche.
Si riparte in aereo per Pucket, isola del sud ovest collegata alla terraferma da un ponte, dove noleggiamo un’auto per poter girare anche nell’interno oltre ad approfittare delle splendide spiagge che l’hanno resa famosa. Il posto è proprio quello dei cataloghi turistici, mare, palme, cordialità e così via, ma anche l’interno presenta sorprese piacevoli quali ricche cascate immerse nella foresta tropicale. Da lì si fa un’escursione all’isola di Pee Pee, famosa per un film di 007, che fa parte di un arcipelago di piccole isole e soprattutto scogli rocciosi ricoperti da una foltissima vegetazione e circondati da mangrovie. Poichè dal mare si apprezza poco la prospettiva salgo sul monte dell’isola, dove siamo sbarcati per una sosta, e anche se con molta fatica, visto il calore e l’umidità, riesco a godere quello che è veramente un panorama mozzafiato. Oltre a questo vediamo anche le grotte dove gli indigeni (nel senso degli abitanti del posto) raccolgono i nidi di rondine arrampicandosi come acrobati su sottili e flessibili canne di bambù alte anche 5-6 metri. Da lì altro aereo e altra isola, Ko Samui, con la stessa tipologia ma con meno turismo. Dopo aver preso alloggio in uno splendido bungalow di legno a due piani proprio sul mare, noleggiamo un’auto per girare l’isola anche all’interno. Facciamo anche un’escursione con una lancia a motore in un vicino gruppo di isole dove vi sono molti villaggi su palafitte aggrappati a scogli verdissimi e scoscesi. Al ritorno ci sorprende uno dei tipici acquazzoni tropicali, la barca inizia a riempirsi d’acqua che noi vuotiamo in mare davanti alla completa tranquillità del nostro accompagnatore e nonostante tutto si arriva a terra sani e salvi, e cosa molto importante anche le macchine fotografiche.
 
Naturalmente non ci facciamo mancare neanche la parte turistica visto che queste isole offrono un mare che è esattamente quello che l'immaginario collettivo identifica come una succursale del paradiso terrestre, d'altra parte un po' di relax a base di rilassanti bagni e cene a base di aragosta ci vuole sempre al termine di un viaggio che, come faremo sempre, risulta per certi aspetti pesante.