Da qualche anno il nostro viaggiare ci porta verso
occidente, così ci troviamo nuovamente in America Latina e più
precisamente in Argentina con qualche “piccola” variante durante il
percorso. Qui non ci sono “pietre” da vedere (n.d.r. resti di antiche
civiltà) ma ci sono posti dove la natura presenta gli spettacoli più
grandiosi e poi c’è sempre la gente che a mio avviso è il miglior
spettacolo se lo si sa interpretare. La lingua, i costumi, le religioni
ed anche le più piccole abitudini, sono, per chi le sa vedere, un grosso
valore che ogni viaggio può dare ad un vero viaggiatore.
Si parte da Buenos Aires con la macchina salendo verso il
nord-ovest per fare un giro, quasi un ovale, che ci riporterà nella
capitale dopo quasi un mese. Da Rosario a Cordoba si possono ammirare i
fasti del periodo coloniale spagnolo e l’immensità del fiume Paranà,
navigabile anche da grandi mercantili, del quale non si vede l’altra
sponda, quasi un mare, cosa inconcepibile per noi europei. Risalendo
verso Corrientes si ritrova il fiume che con le sue sabbiose spiagge
cittadine continua a sembra un mare se non fosse per il colore
dell’acqua, che pur limpida non è certamente azzurra. Si sconfina in
Paraguay arrivando alla capitale Asuncion, altra città coloniale ed una
delle prime fondate dagli spagnoli anche se un po’ decadente forse
risentendo della relativa arretratezza del paese che si specchia in
questo caso nella più tradizionale delle attività, la corruzione della
polizia, con la continua richiesta di soldi per le più svariate
motivazioni (documenti non in regola, ecc…), ma ovviamente la gente non
è tutta così inoltre il paese è bello e merita di essere visto. Andando
verso est si arriva così a Ciudad del Este, posto incredibile situato
sul crocevia di tre nazioni e porto franco per necessità dove turismo,
commercio e delinquenza si fondano in un tutt’uno. Qui dove il fiume
Iguazu forma le più famose cascate del mondo convivono tre stati e tre
città, ognuna con i propri ritmi e con le proprie abitudini. Paraguay,
Brasile ed Argentina si raccolgono intorno alle cascate con Ciudad del
Este, Foz do Iguaçu e Puerto Iguazu. Mentre la prima non ha la vista
sulle cascate e per questo motivo si basa su di un aggressivo porto
franco con contrabbando annesso, le altre due si dividono i fasti di uno
degli spettacoli naturali più belli di quelli mai visti. Così, come da
prassi, si fa la “visita” alle cascate un giorno da un lato e un giorno
dall’altro. Il lato brasiliano presenta un grande spettacolo d’insieme
offrendo una vista su tutto l’immenso fronte delle cascate ma il lato
argentino permette di arrivare con delle passerelle addirittura sopra il
bordo delle cascate in più punti sino alla drammatica Garganta del
Diablo, poi l’immancabile, anche se molto turistica, gita sul gommone
per arrivare direttamente sotto le cascate per la tradizionale doccia
che chiude il ciclo della visita. Non si dovrebbero mai fare dei
paragoni con quello che la natura ci offre ma certamente rispetto alle
altrettanto famose cascate, quelle del Niagara, e ad altre meno famose,
questa presenta una spettacolarità unica dovuta all’enorme fronte
dell’acqua ed alle varietà delle cadute, oltre al fatto di poterci
andare proprio sopra. Per fortuna i ripetuti passaggi di frontiera sono
abbastanza rapidi da consentirci di fare tutto (oltre a riempirci di
timbri i passaporti) nei quasi tre
giorni a disposizione. Iniziando il percorso verso sud per il
rientro a Buenos Aires ci si ferma a Posadas, centro strategico per la
visita ai resti delle varie missioni che i Gesuiti avevano fondato
intorno al 1700 in questa zona allora popolata dalle tribù dei Guarany.
La loro avventura è stata un incredibile esempio utopico di integrazione
tra i popoli basato sul rispetto delle diverse culture, finito con
l’espulsione dei Gesuiti dalle Americhe, forse perché troppo ingombranti
per gli interessi terreni delle varie potenze in gioco o forse più
semplicemente perché troppo avanti nella storia. Ma questo lo si può
leggere su di un buon libro sull’argomento. Le rovine non sono
spettacolari ma meritano la visita per ciò che hanno rappresentato nella
storia della colonizzazione e si trovano in parte in Argentina (San
Ignacio Mini, Loreto, Santa Ana) e in parte in Paraguay (Trinidad, Jesus
de Tavarangue), dove andiamo in taxi per evitare ulteriori problemi con
la dogana e la polizia di quel paese. Tappa successiva è la riserva
naturale dell’Iberà che è la più grande zona palustre dell’Argentina,
popolata da un’incredibile quantità di animali, uccelli, rettili e
mammiferi. Ci arriviamo a fatica in quanto il paese di Colonia
Pellegrini (principale punto di ingresso) è a metà strada di un percorso
di circa 250 Km di strada sterrata che con la pioggia diventa di fatto
impraticabile. Infatti per una delle famose leggi di Murphy o per la
nota del film Frankenstein Junior che se c’è un problema le cose
comunque possono andare anche peggio cioè potrebbe piovere, la sera
prima di partire da Posadas piove abbondantemente in tutta la zona. Al
mattino appena imboccata la strada dalla parte nord del percorso ci
troviamo dopo 5 Km impantanati in un fango rossiccio dal quale usciamo a
fatica per tornare sulla strada principale. Poiché bisogna comunque
arrivare ci armiamo di coraggio e proseguiamo per andare ad imboccare la
strada dalla parte sud a Mercedes che ci dicono sia un po’ più battuta.
Peccato che per arrivarci dobbiamo fare un giro di circa 500 Km più i
120 Km per giungere alla riserva, ma tant’è si arriva. Le varie
escursioni a piedi e con la lancia ci permettono di vedere, oltre alle
innumerevoli quantità di uccelli anche capibara, caimani, armadilli,
volpi, ecc… Passati in Uruguay, dopo una meritata giornata di riposo
passata in una delle tante zone termali intorno a Salto, decidiamo di
passare due giorni di diversivo in una Estancia dove seguiamo
partecipando alla vita di una fattoria con relativa mungitura delle
mucche e preparazione del formaggio, oltre a qualche passeggiata a
cavallo. In generale il paese si presenta all’avanguardia per il livello
medio del Sud America sia per gli aspetti pubblici che privati denotando
un notevole progresso che di riflesso si vede anche nel maggior costo
della vita quotidiana. Successiva tappa a Montevideo, città
relativamente moderna ma interessante e vivace. Qui, quello che a
Rosario ci sembrava un fiume immenso, si esaspera, il Rio del Plata è
esagerato quasi un vero mare dal colore del terriccio trascinato dalla
corrente anche se un po’ salato. E’ veramente impressionante. Per il
rientro a Buenos Aires si opta ovviamente per il traghetto in quanto per
arrivare al primo ponte di confine sul Rio del Plata ci sono troppi
chilometri. Il viaggio è breve ma ci permette di percepire ancora meglio
le dimensioni di questo fiume. Ma prima di si ferma a Colonia del
Sacramento, partenza del traghetto e punto più vicino a Buenos Aires,
per una visita breve ma intensa di questa piccola città fondata dai
portoghesi per contrastare gli spagnoli dall’altra parte del fiume ma
poi oscurata da Montevideo. Così rimasta un po’ dimenticata si presenta
con un piccolo centro storico rimasto quasi intatti con un’atmosfera
piacevole e rilassata. Parlare di Buenos Aires, dove ci fermiamo per 4
giorni, è difficile e lo si può vedere e leggere su qualsiasi guida, ma
certamente l’impressione che si ha visitandola è di un certo stupore. La
città il cui “centro” è popolato da 4 milioni di persone è una strana
aggregazione di diverse città, ora chiamate quartieri, che si sono
trovate unite a causa della forte espansione demografica ma con
caratteristiche e peculiarità a volte molto diverse. Naturalmente la
vera parte centrale o microcentro è quella che presenta più interesse
con una moltitudine di palazzi storici a rappresentare i vari stili
architettonici degli ultimi tre secoli anche se purtroppo molti sono in
uno stato di grande trascuratezza. Ma nonostante questo la maestosità
degli edifici e delle grandi vie è notevole. Altro discorso è quello
della “gente” formata da immigrati di tutti i tipi (molto forte la
presenza italiana) a creare un caleidoscopio di usanze create a ricordo
di quelle natali. Non possono ovviamente mancare due escursioni nel
mondo del tango, sia in un teatro per il tango spettacolare goduto
durante una cena tipica che in una “milonga” dove il tango si balla
perché qui è “il ballo” simbolo elegante dell’Argentina stessa. La vita
è intensissima e nel fine settimana ogni piazza si anima in modo
incredibile ed affascinante, il solo girare da un quartiere all’altro è
fonte di interesse e piacere. A contorno di tutto l’immancabile e
permeante odore di carne alla brace, la famosa parilla elemento
culturale e fondante di tutta questa zona del Sud America.
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