SUD AMERICA - 2011
Dalle cascate ai ghiacciai

Da qualche anno il nostro viaggiare ci porta verso occidente, così ci troviamo nuovamente in America Latina e più precisamente in Argentina con qualche “piccola” variante durante il percorso. Qui non ci sono “pietre” da vedere (n.d.r. resti di antiche civiltà) ma ci sono posti dove la natura presenta gli spettacoli più grandiosi e poi c’è sempre la gente che a mio avviso è il miglior spettacolo se lo si sa interpretare. La lingua, i costumi, le religioni ed anche le più piccole abitudini, sono, per chi le sa vedere, un grosso valore che ogni viaggio può dare ad un vero viaggiatore.
Si parte da Buenos Aires con la macchina salendo verso il nord-ovest per fare un giro, quasi un ovale, che ci riporterà nella capitale dopo quasi un mese. Da Rosario a Cordoba si possono ammirare i fasti del periodo coloniale spagnolo e l’immensità del fiume Paranà, navigabile anche da grandi mercantili, del quale non si vede l’altra sponda, quasi un mare, cosa inconcepibile per noi europei. Risalendo verso Corrientes si ritrova il fiume che con le sue sabbiose spiagge cittadine continua a sembra un mare se non fosse per il colore dell’acqua, che pur limpida non è certamente azzurra. Si sconfina in Paraguay arrivando alla capitale Asuncion, altra città coloniale ed una delle prime fondate dagli spagnoli anche se un po’ decadente forse risentendo della relativa arretratezza del paese che si specchia in questo caso nella più tradizionale delle attività, la corruzione della polizia, con la continua richiesta di soldi per le più svariate motivazioni (documenti non in regola, ecc…), ma ovviamente la gente non è tutta così inoltre il paese è bello e merita di essere visto. Andando verso est si arriva così a Ciudad del Este, posto incredibile situato sul crocevia di tre nazioni e porto franco per necessità dove turismo, commercio e delinquenza si fondano in un tutt’uno. Qui dove il fiume Iguazu forma le più famose cascate del mondo convivono tre stati e tre città, ognuna con i propri ritmi e con le proprie abitudini. Paraguay, Brasile ed Argentina si raccolgono intorno alle cascate con Ciudad del Este, Foz do Iguaçu e Puerto Iguazu. Mentre la prima non ha la vista sulle cascate e per questo motivo si basa su di un aggressivo porto franco con contrabbando annesso, le altre due si dividono i fasti di uno degli spettacoli naturali più belli di quelli mai visti. Così, come da prassi, si fa la “visita” alle cascate un giorno da un lato e un giorno dall’altro. Il lato brasiliano presenta un grande spettacolo d’insieme offrendo una vista su tutto l’immenso fronte delle cascate ma il lato argentino permette di arrivare con delle passerelle addirittura sopra il bordo delle cascate in più punti sino alla drammatica Garganta del Diablo, poi l’immancabile, anche se molto turistica, gita sul gommone per arrivare direttamente sotto le cascate per la tradizionale doccia che chiude il ciclo della visita. Non si dovrebbero mai fare dei paragoni con quello che la natura ci offre ma certamente rispetto alle altrettanto famose cascate, quelle del Niagara, e ad altre meno famose, questa presenta una spettacolarità unica dovuta all’enorme fronte dell’acqua ed alle varietà delle cadute, oltre al fatto di poterci andare proprio sopra. Per fortuna i ripetuti passaggi di frontiera sono abbastanza rapidi da consentirci di fare tutto (oltre a riempirci di timbri i passaporti) nei quasi tre  giorni a disposizione. Iniziando il percorso verso sud per il rientro a Buenos Aires ci si ferma a Posadas, centro strategico per la visita ai resti delle varie missioni che i Gesuiti avevano fondato intorno al 1700 in questa zona allora popolata dalle tribù dei Guarany. La loro avventura è stata un incredibile esempio utopico di integrazione tra i popoli basato sul rispetto delle diverse culture, finito con l’espulsione dei Gesuiti dalle Americhe, forse perché troppo ingombranti per gli interessi terreni delle varie potenze in gioco o forse più semplicemente perché troppo avanti nella storia. Ma questo lo si può leggere su di un buon libro sull’argomento. Le rovine non sono spettacolari ma meritano la visita per ciò che hanno rappresentato nella storia della colonizzazione e si trovano in parte in Argentina (San Ignacio Mini, Loreto, Santa Ana) e in parte in Paraguay (Trinidad, Jesus de Tavarangue), dove andiamo in taxi per evitare ulteriori problemi con la dogana e la polizia di quel paese. Tappa successiva è la riserva naturale dell’Iberà che è la più grande zona palustre dell’Argentina, popolata da un’incredibile quantità di animali, uccelli, rettili e mammiferi. Ci arriviamo a fatica in quanto il paese di Colonia Pellegrini (principale punto di ingresso) è a metà strada di un percorso di circa 250 Km di strada sterrata che con la pioggia diventa di fatto impraticabile. Infatti per una delle famose leggi di Murphy o per la nota del film Frankenstein Junior che se c’è un problema le cose comunque possono andare anche peggio cioè potrebbe piovere, la sera prima di partire da Posadas piove abbondantemente in tutta la zona. Al mattino appena imboccata la strada dalla parte nord del percorso ci troviamo dopo 5 Km impantanati in un fango rossiccio dal quale usciamo a fatica per tornare sulla strada principale. Poiché bisogna comunque arrivare ci armiamo di coraggio e proseguiamo per andare ad imboccare la strada dalla parte sud a Mercedes che ci dicono sia un po’ più battuta. Peccato che per arrivarci dobbiamo fare un giro di circa 500 Km più i 120 Km per giungere alla riserva, ma tant’è si arriva. Le varie escursioni a piedi e con la lancia ci permettono di vedere, oltre alle innumerevoli quantità di uccelli anche capibara, caimani, armadilli, volpi, ecc… Passati in Uruguay, dopo una meritata giornata di riposo passata in una delle tante zone termali intorno a Salto, decidiamo di passare due giorni di diversivo in una Estancia dove seguiamo partecipando alla vita di una fattoria con relativa mungitura delle mucche e preparazione del formaggio, oltre a qualche passeggiata a cavallo. In generale il paese si presenta all’avanguardia per il livello medio del Sud America sia per gli aspetti pubblici che privati denotando un notevole progresso che di riflesso si vede anche nel maggior costo della vita quotidiana. Successiva tappa a Montevideo, città relativamente moderna ma interessante e vivace. Qui, quello che a Rosario ci sembrava un fiume immenso, si esaspera, il Rio del Plata è esagerato quasi un vero mare dal colore del terriccio trascinato dalla corrente anche se un po’ salato. E’ veramente impressionante. Per il rientro a Buenos Aires si opta ovviamente per il traghetto in quanto per arrivare al primo ponte di confine sul Rio del Plata ci sono troppi chilometri. Il viaggio è breve ma ci permette di percepire ancora meglio le dimensioni di questo fiume. Ma prima di si ferma a Colonia del Sacramento, partenza del traghetto e punto più vicino a Buenos Aires, per una visita breve ma intensa di questa piccola città fondata dai portoghesi per contrastare gli spagnoli dall’altra parte del fiume ma poi oscurata da Montevideo. Così rimasta un po’ dimenticata si presenta con un piccolo centro storico rimasto quasi intatti con un’atmosfera piacevole e rilassata. Parlare di Buenos Aires, dove ci fermiamo per 4 giorni, è difficile e lo si può vedere e leggere su qualsiasi guida, ma certamente l’impressione che si ha visitandola è di un certo stupore. La città il cui “centro” è popolato da 4 milioni di persone è una strana aggregazione di diverse città, ora chiamate quartieri, che si sono trovate unite a causa della forte espansione demografica ma con caratteristiche e peculiarità a volte molto diverse. Naturalmente la vera parte centrale o microcentro è quella che presenta più interesse con una moltitudine di palazzi storici a rappresentare i vari stili architettonici degli ultimi tre secoli anche se purtroppo molti sono in uno stato di grande trascuratezza. Ma nonostante questo la maestosità degli edifici e delle grandi vie è notevole. Altro discorso è quello della “gente” formata da immigrati di tutti i tipi (molto forte la presenza italiana) a creare un caleidoscopio di usanze create a ricordo di quelle natali. Non possono ovviamente mancare due escursioni nel mondo del tango, sia in un teatro per il tango spettacolare goduto durante una cena tipica che in una “milonga” dove il tango si balla perché qui è “il ballo” simbolo elegante dell’Argentina stessa. La vita è intensissima e nel fine settimana ogni piazza si anima in modo incredibile ed affascinante, il solo girare da un quartiere all’altro è fonte di interesse e piacere. A contorno di tutto l’immancabile e permeante odore di carne alla brace, la famosa parilla elemento culturale e fondante di tutta questa zona del Sud America.

ARGENTINA CORDOBA  
ARGENTINA CORRIENTES  
PARAGUAY ASUNCION  
BRASILE FOZ DO IGUAÇU'  
ARGENTINA PUERTO IGUAZU'  
PARAGUAY MISSIONI GUSUITE  
ARGENTINA RISERVA DEL IBERA'  
URUGUAY COLONIA DEL SACRAMENTO
ARGENTINA BUENOS AIRES  
ARGENTINA USHUAIA  
ARGENTINA PARCO DE LOS GLACIARES - PERITO MORENO
Chiusa questa parte del viaggio si lascia l’auto e si parte con l’aereo per il grande sud, con tappe a Ushuaia e El Calafate. La città di Ushuaia si auto proclama come la città più meridionale del mondo anche se in realtà lo sarebbe Puerto William, che è a sud del canale Beagle in territorio cileno, ma essendo zona militare non è facilmente visitabile e poi vista la grande rivalità tra i due paesi (pare per la questione delle isole Malvinas/Falkland) gli argentini non la considerano. Un solo giorno pieno è sufficiente per assaporare l’aria di questa Finisterre e fare una crociera per vedere da vicino alcuni animali tipici della zona come le colonie di cormorani, di leoni marini e di pinguini di Magellano. L’ultima tappa è El Calafate dove ci aspetta uno degli altri spettacoli naturali che l’Argentina presenta, il Parco de Los Glaciares con primo fra tutti il Perito Moreno. E’ curioso che l’abbiano intitolato ad un noto personaggio, che ha per primo esplorato e studiato questa zona, definendolo con il titolo di studio e non con il nome proprio. Qui ci vogliono almeno due giorni pieni per vedere più o meno tutto, escludendo eventuali trekking. Noleggiata un’auto, il primo classico percorso ci porta alle famose passerelle dalle quali si vede il fronte sud del ghiacciaio Perito Moreno abbastanza da vicino e dove, se si è fortunati, si può assistere alla rottura del fronte ghiacciato con la caduta in acqua di piccole e grosse masse di ghiaccio che vanno a formare gli iceberg. Siamo mediamente fortunati nel vederne alcune significative. Con poca strada si arriva poi alla rada dalla quale partono i catamarani per esplorare il fronte sud del ghiacciaio dalle acque del lago Argentino sul quale si affacciano tutti i ghiacciai del parco. Il giorno successivo è dedicato alla navigazione di quasi tutto il lago per esplorare i ghiacciai Uppsala e Spegazzini passando in mezzo ad una grande quantità di iceberg dagli incredibili colori, si sa che il ghiaccio è trasparente e quella è solo una questione di riflessi ma gli azzurri che si vedono sono incredibili. Per finire si ritorna al Perito Moreno ma sul braccio nord, il ghiacciaio che è al momento l’unico non in regressione è sicuramente il più suggestivo per i colori ed i saracchi che presenta. Questa è l’immagine che ci lascia la Patagonia e che ci accompagnerà sino a Buenos Aires per l’ultima parilla ed il ritorno a casa.