Queste righe non sono una guida su cosa fare o
vedere anche perché la cosa è molto personale e poi ci sono delle ottime
pubblicazioni per questo, ma solo delle note di un viaggio di quattro
settimane in un paese splendido.
Paese di forti contrasti. Si comincia sempre così quando si vuole fare
colpo con un racconto, ma questa volta devo dire che tra i paesi che ho
visitato sino ad ora l'ex Birmania è quello che più si presta a questa
definizione.
Si passa dal contemplare le perfette geometrie delle risaie e dei campi
coltivati alla situazione disastrosa delle strade. Dalla estrema pulizia
intorno anche alle più semplici capanne con il pavimento in terra alle
discariche selvagge di sacchetti di plastica e spazzatura varia poco
lontano ed anche intorno ai templi. Dalle vie poco o niente illuminate
con le continue interruzioni di energia elettrica, compensata con la
presenza negli edifici più importanti di enormi gruppi elettrogeni
parcheggiati in strada, alla constatazione che tutte le lampadine sono a
risparmio energetico e i fari sono al led cree di ultima generazione.
Poi c'è l'onnipresenza dei motorini di marca cinese che invadono le
città, con gli impressionanti muri che si formano ad ogni semaforo, ed i
più reconditi angoli campestri, spesso affiancando coppie di buoi che
tirano un arcaico carro o una coppia di bufali che trascina un aratro in
legno.
Altra situazione curiosa è quella di vedere venditrici con la loro
piccola mercanzia sulla testa nei mercati e presso le fermate degli
autobus e dei treni che comunicano tra di loro con nuovissimi smartphone
di una nota casa cinese. Come a noi può risultate curioso vedere bonzi
tranquillamente seduti nei loro monasteri davanti a moderni tablet.
Sul traffico e sulla guida c'è poi da dire molto e prima di tutto
constatare l'anomalia del fatto che pur avendo la guida a destra, quale
voluto stacco dal colonialismo inglese, hanno mantenuto il volante a
destra. È chiaro che in questa condizione ogni sorpasso diventa un
azzardo compensato però dalla solita gentilezza di tutti i guidatori che
segnalano, anche se usando le frecce al contrario, se è possibile
sorpassare o no. Anche sulla guida vera e propria ci sarebbe da dire
molto, guidano in modo spericolato senza il rispetto di alcuna regola
stradale infilandosi in ogni spazio che si presenta, ma senza la rabbia
che abbiamo normalmente noi quando siamo al volante e nel rispetto della
persona. In un mese sulle strade nel caos più incredibile, osservando le
manovre più improbabili, non ho visto un solo incidente.
Girando per i vari villaggi si trovano le specializzazioni più strane a
volte gestite da singole famiglie o comuni a tutto il villaggio, cosa
frequente anche in altri paesi asiatici e in Sudamerica, ma sempre
interessanti.
La lavorazione della gomma, della raccolta del lattice alla produzione
di elastici. La produzione di piccole lavagne in ardesia con cornice in
legno e stilo sempre in ardesia per gli studenti delle varie scuole. La
creazione di stuoini e corde di varie misure e grandezze, fatti
intrecciando la fibra ricavata dal guscio delle noci di cocco. La
produzione di carta, ricavata con il tradizionale procedimento di
immersione e filatura, dalla fibra di un albero locale, dopo l'opportuna
macerazione e battitura, con l'abbellimento fatto mediante l'inserimento
di fiori e foglie per la creazione di ombrelli, ventagli e lampade. La
produzione di pipe in legno magistralmente scolpito e altri oggetti vari
quali penne biro e scatolette.
Ci sono poi le varie attività domestiche ma sviluppate per la produzione
di una quantità sufficiente per la vendita sui mercati, quali la
tostatura di noccioline e ceci o l'essiccazione al sole di varie cose
dal pesce ai semi di zucca.
Sull'abbigliamento non si può non notare le due cose più evidenti, il "longy"
che è una lunga gonna annodata in vita portata sia da donne che da
uomini e le onnipresenti infradito portate, credo, dal 90% della
popolazione, il rimanente 5% è scalzo e l'altro 5% porta gli stivali
perché è un militare, anche se curiosamente si vedono parecchi
poliziotti con le infradito.
I monaci buddisti sono molto numerosi e costituiscono una parte
integrante della popolazione ma anche qui notiamo alcune situazioni
curiose, almeno ai nostri occhi. Al mattino prima dell'alba si muovono
in gruppi, dal più anziano al più giovane, per la questua giornaliera
dove raccolgono solo riso bollito da persone che per strada lo offrono
loro e che sarà consumato subito dopo quale loro unico pasto
giornaliero. Questa è la parte ufficiale considerando che pare non
possano ricevere denaro o altri beni. Poi nel corso della giornata si
nota che quasi tutti hanno un telefono od uno smartphone, che fumano
rilassati grossi sigari birmani nelle pagode e che quando si va a
visitarli in qualche loro monastero per bere te e scambiarsi notizie non
disdegnano offerte di denaro o sigarette.
Anche per quanto riguarda la pulizia delle strade si nota una certa
confusione, c'è una moltitudine di persone che scopano per terra ma poi
si vedono cumulo di spazzatura raccolti qua e là in grossi mucchi o
altre che, anche con il buio, dipingono le sporgenze dei marciapiedi
incuranti di macchine e camion che li sfiorano pericolosamente.
L'unica nota negativa del lungo viaggio l'abbiamo vista proprio l'ultimo
giorno e anche se spero di sbagliare è forse il preludio di quanto di
negativo può fare il turismo. In un tempio su di una piccola isola a sud
di Yangon, frequentato soprattutto da turisti asiatici, all'imbarco dei
piccoli traghetti si muove un buon numero di bambini scalzi ed emaciati
che chiedono soldo dicendo di avere fame ma che danno regolarmente ad in
piccolo uomo che con fare innocuo ma occhi freddi si aggira per lo scalo
controllando il tutto. Tragico racket.
Ma su tutto la cosa che più colpisce è la gentilezza e l'estrema
cortesia degli abitanti, maggiore anche di quella incontrata in India e
negli altri paesi del sud est asiatico. Sarà forse la forte influenza
della religione che permea tutta la vita di ogni birmano, nel Myanmar il
buddismo è religione di stato, o forse semplicemente perché il turismo
non ha ancora rovinato tutto. Comunque il risultato è quello di trovarsi
sempre a proprio agio anche quando l'incomprensione dovuta alla lingua è
totale.
La serenità di questo popolo si nota anche nel vedere sempre e solo
sorrisi sui volti delle persone e non dolo quando ci si rivolge loro,
mentre l'onestà la si nota nel vedere tutti i soldi lasciati davanti
alle innumerevoli statue del Budda molto spesso senza alcuna protezione
o controllo.
Una cosa curiosa ma risaputa è
l'abitudine di masticare il betel lasciando spettacolari tracce
di sputi rossi da tutte le parti. Ho provato a masticarlo e devo dire
che non è cattivo ma quello che fa un po' effetto è masticare una foglia
spalmata di calce con dentro pezzetti di legno e semini vari. Ma
bisognava provare. Qui la masticano in molti, prevalentemente gli uomini
ma anche molte donne, con il risultato di avere tutti i denti rossi e
marci.
|