MYANMAR - 2013 - Tutto un altro mondo

Queste righe non sono una guida su cosa fare o vedere anche perché la cosa è molto personale e poi ci sono delle ottime pubblicazioni per questo, ma solo delle note di un viaggio di quattro settimane in un paese splendido.
Paese di forti contrasti. Si comincia sempre così quando si vuole fare colpo con un racconto, ma questa volta devo dire che tra i paesi che ho visitato sino ad ora l'ex Birmania è quello che più si presta a questa definizione.
Si passa dal contemplare le perfette geometrie delle risaie e dei campi coltivati alla situazione disastrosa delle strade. Dalla estrema pulizia intorno anche alle più semplici capanne con il pavimento in terra alle discariche selvagge di sacchetti di plastica e spazzatura varia poco lontano ed anche intorno ai templi. Dalle vie poco o niente illuminate con le continue interruzioni di energia elettrica, compensata con la presenza negli edifici più importanti di enormi gruppi elettrogeni parcheggiati in strada, alla constatazione che tutte le lampadine sono a risparmio energetico e i fari sono al led cree di ultima generazione.
Poi c'è l'onnipresenza dei motorini di marca cinese che invadono le città, con gli impressionanti muri che si formano ad ogni semaforo, ed i più reconditi angoli campestri, spesso affiancando coppie di buoi che tirano un arcaico carro o una coppia di bufali che trascina un aratro in legno.
Altra situazione curiosa è quella di vedere venditrici con la loro piccola mercanzia sulla testa nei mercati e presso le fermate degli autobus e dei treni che comunicano tra di loro con nuovissimi smartphone di una nota casa cinese. Come a noi può risultate curioso vedere bonzi tranquillamente seduti nei loro monasteri davanti a moderni tablet.
Sul traffico e sulla guida c'è poi da dire molto e prima di tutto constatare l'anomalia del fatto che pur avendo la guida a destra, quale voluto stacco dal colonialismo inglese, hanno mantenuto il volante a destra. È chiaro che in questa condizione ogni sorpasso diventa un azzardo compensato però dalla solita gentilezza di tutti i guidatori che segnalano, anche se usando le frecce al contrario, se è possibile sorpassare o no. Anche sulla guida vera e propria ci sarebbe da dire molto, guidano in modo spericolato senza il rispetto di alcuna regola stradale infilandosi in ogni spazio che si presenta, ma senza la rabbia che abbiamo normalmente noi quando siamo al volante e nel rispetto della persona. In un mese sulle strade nel caos più incredibile, osservando le manovre più improbabili, non ho visto un solo incidente.
Girando per i vari villaggi si trovano le specializzazioni più strane a volte gestite da singole famiglie o comuni a tutto il villaggio, cosa frequente anche in altri paesi asiatici e in Sudamerica, ma sempre interessanti.
La lavorazione della gomma, della raccolta del lattice alla produzione di elastici. La produzione di piccole lavagne in ardesia con cornice in legno e stilo sempre in ardesia per gli studenti delle varie scuole. La creazione di stuoini e corde di varie misure e grandezze, fatti intrecciando la fibra ricavata dal guscio delle noci di cocco. La produzione di carta, ricavata con il tradizionale procedimento di immersione e filatura, dalla fibra di un albero locale, dopo l'opportuna macerazione e battitura, con l'abbellimento fatto mediante l'inserimento di fiori e foglie per la creazione di ombrelli, ventagli e lampade. La produzione di pipe in legno magistralmente scolpito e altri oggetti vari quali penne biro e scatolette.
Ci sono poi le varie attività domestiche ma sviluppate per la produzione di una quantità sufficiente per la vendita sui mercati, quali la tostatura di noccioline e ceci o l'essiccazione al sole di varie cose dal pesce ai semi di zucca.
Sull'abbigliamento non si può non notare le due cose più evidenti, il "longy" che è una lunga gonna annodata in vita portata sia da donne che da uomini e le onnipresenti infradito portate, credo, dal 90% della popolazione, il rimanente 5% è scalzo e l'altro 5% porta gli stivali perché è un militare, anche se curiosamente si vedono parecchi poliziotti con le infradito.
I monaci buddisti sono molto numerosi e costituiscono una parte integrante della popolazione ma anche qui notiamo alcune situazioni curiose, almeno ai nostri occhi. Al mattino prima dell'alba si muovono in gruppi, dal più anziano al più giovane, per la questua giornaliera dove raccolgono solo riso bollito da persone che per strada lo offrono loro e che sarà consumato subito dopo quale loro unico pasto giornaliero. Questa è la parte ufficiale considerando che pare non possano ricevere denaro o altri beni. Poi nel corso della giornata si nota che quasi tutti hanno un telefono od uno smartphone, che fumano rilassati grossi sigari birmani nelle pagode e che quando si va a visitarli in qualche loro monastero per bere te e scambiarsi notizie non disdegnano offerte di denaro o sigarette.
Anche per quanto riguarda la pulizia delle strade si nota una certa confusione, c'è una moltitudine di persone che scopano per terra ma poi si vedono cumulo di spazzatura raccolti qua e là in grossi mucchi o altre che, anche con il buio, dipingono le sporgenze dei marciapiedi incuranti di macchine e camion che li sfiorano pericolosamente.
L'unica nota negativa del lungo viaggio l'abbiamo vista proprio l'ultimo giorno e anche se spero di sbagliare è forse il preludio di quanto di negativo può fare il turismo. In un tempio su di una piccola isola a sud di Yangon, frequentato soprattutto da turisti asiatici, all'imbarco dei piccoli traghetti si muove un buon numero di bambini scalzi ed emaciati che chiedono soldo dicendo di avere fame ma che danno regolarmente ad in piccolo uomo che con fare innocuo ma occhi freddi si aggira per lo scalo controllando il tutto. Tragico racket.
Ma su tutto la cosa che più colpisce è la gentilezza e l'estrema cortesia degli abitanti, maggiore anche di quella incontrata in India e negli altri paesi del sud est asiatico. Sarà forse la forte influenza della religione che permea tutta la vita di ogni birmano, nel Myanmar il buddismo è religione di stato, o forse semplicemente perché il turismo non ha ancora rovinato tutto. Comunque il risultato è quello di trovarsi sempre a proprio agio anche quando l'incomprensione dovuta alla lingua è totale.
La serenità di questo popolo si nota anche nel vedere sempre e solo sorrisi sui volti delle persone e non dolo quando ci si rivolge loro, mentre l'onestà la si nota nel vedere tutti i soldi lasciati davanti alle innumerevoli statue del Budda molto spesso senza alcuna protezione o controllo.
Una cosa curiosa ma risaputa è  l'abitudine di masticare il betel lasciando spettacolari tracce di sputi rossi da tutte le parti. Ho provato a masticarlo e devo dire che non è cattivo ma quello che fa un po' effetto è masticare una foglia spalmata di calce con dentro pezzetti di legno e semini vari. Ma bisognava provare. Qui la masticano in molti, prevalentemente gli uomini ma anche molte donne, con il risultato di avere tutti i denti rossi e marci.