MESSICO - 2004
 Due viaggi in due mondi

BAJA CALIFORNIA

Arrivati La Paz noleggiamo un’auto ed iniziamo il giro di questo angolo di Messico così diverso da quello già visto e che presenta caratteristiche notevoli anche se non eclatanti. La lunga penisola è quasi del tutto desertica con due coste completamente differenti tra di loro. Quella oceanica con il solito mare scuro e sempre agitato e quella interna con un mare calmo e trasparente, da cartolina tropicale. In pratica c’è una sola strada, deviazione della panamericana, se si esclude la parte più bassa e larga, dove si percorre un anello che lambisce le due coste, sino al punto terminale, Cabo San Lucas. Questa per noi (siamo forse un po’ snob?) è sicuramente la parte meno interessante, due aeroporti collegati da un’autostrada tra Cabo San Lucas e San Josè del Cabo, con un’infinità di grandi alberghi sul mare popolati prevalentemente da statunitensi e canadesi alla solita ricerca di un posto caldo ma “moderno e civile”. Il giro prosegue tra spiagge con mare cristallino, deserti punteggiati di cactus Saguaro e silenzi, nessuno oltre noi. Ma forse più interessante è la zona della Cordigliera Centrale che si stacca improvvisa dalla pianura formando un complesso intricato di montagne brulle solcate da profondi canyon verdissimi. Proprio qui i Gesuiti fondarono varie missioni durante la loro opera di “conversione” degli indigeni. Posti veramente suggestivi e rimasti fuori dal tempo anche perché alcuni sono veramente difficili da raggiungere. In una di queste zone, nella Sierra di San Francisco, riusciamo a fatica, su una brutta strada sterrata, a vedere un sito dove vi sono delle splendide incisioni rupestri colorate e perfettamente conservate. Al paese ci dicono che ce ne sono altre ancora più belle ..... facilmente raggiungibili ma solo in due giorni a dorso di mulo! Durante il percorso ci fermiamo nelle varie città e paesi (Loreto, Santa Rosalia, San Ignacio, …) dove spesso troviamo alberghi e ristoranti gestiti da statunitensi e canadesi (per dire che non sono tutti uguali), che hanno deciso di cambiare la loro vita in modo radicale. In effetti ho avuto anch’io l’impressione che questo possa essere un buon posto per vivere, ovviamente alle condizioni imposte dall’ambiente. Capita così di fermarci in un piccolo albergo sul mare, tenuto da un nordamericano, dove non c’è neanche elettricità e dove alla sera dopo la cena nel vicino ristorante, parlando il nostro scarso inglese perché lì nessuno parla spagnolo, spento il gruppo elettrogeno, si può finalmente vedere il cielo stellato in tutto il suo splendore. Oppure restare un giorno dentro un bosco di palme da dattero in grosse tende canadesi, ovviamente tenute da una coppia di canadesi, lungo il corso di un placido fiume dove si divide il tempo tra colazioni con frittelle dolci e marmellata di cactus, giri sul fiume con i kayak e bagni rinfrescanti.

Qualche giorno lo dedichiamo a La Paz, tranquilla capitale coloniale con qualche storico monumento e con interessanti dintorni. Si va da splendide spiagge, a volte purtroppo invase da microorganismi urticanti, ad allevamenti di gamberetti, proposti sulla strada da consumare crudi o cotti in porzioni minime da un chilo, con il solo aiuto di una birra oppure tranquille baracche dove si possono consumare tutti i tipi di frutti di mare. Insomma un posto dove vale la pena di andare, almeno una volta nella vita.