Per la terza volta in India, che come già detto
rappresenta un mondo talmente variegato e diverso da tutti, da essere di
fatto “sempre nuovo”. Si inizia con il tradizionale giro del Rajasthan,
già fatto nel 2000 ma che proprio per questo ci permette sia di rivedere
alcune cose tra le più notevoli ed interessanti che di vedere altre cose
non viste o trascurate in precedenza. Qualcosa nel frattempo è cambiato,
come sempre alcune cose in meglio ed altre in peggio, ma la visita di
quelle che erano le città dei Raja e del loro territorio con la
differenziazione così suggestiva nel finale del loro nome “...pur” città
di montagna e “…ner” città del deserto, è sempre suggestiva e fonte di
ispirazione per un viaggiatore. Inutile dire che oltre alle bellezze
naturali ed architettoniche la cosa più entusiasmante de vedere (ma
sarebbe meglio dire … da osservare) è la gente. Finito questo primo giro
di due settimane con partenza e ritorno in Delhi, si riparte per
un’altra settimana con un altro anello, sempre con partenza e ritorno in
Delhi, per un percorso di circa 1200 Km di cui una metà su strade di
montagna alle prime pendici dell’Himalaya. Qui la velocità media di
percorrenza si abbassa ulteriormente, dai circa 40 Km/h delle strade e
superstrade di pianura ai circa 25 Km/h, cosa che ci porta a fare tappe
di 8-10 ore. Attraversiamo quattro stati (Uttar Pradesh, Himachal
Pradesh, Punjab e Haryana) che ci portano a visitare quattro città di
cui tre molto importanti per altrettante religioni. In India la
religiosità è una componente essenziale della vita stessa, sicuramente
molto diversa da quella a cui siamo abituati in occidente e non solo per
il fervore e l’attivismo da noi quasi scomparso, anche se riscontrabile
nelle molte nuove religioni Cristiane, ma soprattutto per la completa
integrazione con la vita quotidiana che si vede in ogni più semplice
gesto. Prima tappa Haridwar, città sacra all’Induismo insieme a Puskar e
Varanasi, luogo dove il Gange lascia le strette ed anguste valli
himalayane per iniziare il suo lungo percorso nelle pianura indiana sino
ad arrivare nel Bangladesh e sfociare nel Golfo del Bengala. Qui tutte
le sere al tramonto migliaia di persone professano la loro fede con
abluzioni in acqua e con la consegna al fiume di offerte fatte con
piccole barche di foglie con sopra fiori, incenso ed un lumino acceso.
La suggestione è forte anche indipendentemente dalla fede. Lungo i gath
(le onnipresenti scalinate che scendono nel fiume e ne permettono
l’accesso indipendentemente dal suo livello) le persone prendono posto
arrivando anche ore prima, con ordine ma riempiendo ogni singolo spazio
in un effetto ottico notevole. Quelli in prima fila possono poi fare una
completa immersione nel fiume utilizzando delle catene messe a
protezione in considerazione della notevole forza della corrente e della
presenza di parecchi gorghi. La particolare cerimonia va avanti tra
canti e suono di campane sino al buio completo, quando tutti si avviano
verso le loro destinazioni sotto l’occhio vigile ma discreto della
polizia e tutto si svolge sempre nella più grande tranquillità.
Un’analoga cerimonia si svolge anche nella città di Rishikesh a circa 30
Km a nord di Haridwar, qui la presenza delle montagne è ancora più
incombente e infatti da qui parte la ripida strada che porta alle
sorgenti del Gange per un pellegrinaggio ancora più suggestivo ma che
richiederebbe almeno altri tre giorni di viaggio. Il nostro albergo, pur
non essendo vicino alla principale zona cerimoniale, è direttamente sul
fiume con un gath privato, cosa che ci permette, oltre alla vista
spettacolare, di fare una piccola cerimonia privata.
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