Dopo due giorni si parte verso sud, questa volta con una
macchina a noleggio con l’autista perché la guida in completa autonomia
è fortemente sconsigliata, ufficialmente a causa del traffico ma
praticamente per i possibili problemi creati dalla polizia, di cui ne
avremo comunque un esempio in seguito. Entrati nello stato del Karnataka,
lasciamo l’area della cultura ariana ed entriamo nell’area della cultura
dravidica e ci dirigiamo nell’interno dove ci sono interessanti resti di
siti archeologici. La zona è splendida e anche se ne vediamo solo una
minima parte questo ci dà una chiara rappresentazione di come dovevano
essere le città all’epoca del loro splendore. Di particolare interesse è
la città di Hampi che con i suoi 400 templi, distribuiti su di una
superficie tale da doverla girare in macchina è
di fatto uno dei più grossi siti archeologici al mondo. Lo spazio all’interno dei templi è splendido nella sua
simmetria e purezza delle linee. Gli edifici sono tutti scolpiti con
estrema maestria e con particolare cura, come ad esempio nelle sottili
colonne, tutte diverse, scolpite in un unico blocco di una pietra così
cristallina che al solo sfiorarle emettono vibrazioni sonore, anch’esse
tutte differenti. Analogamente interessante, anche se più piccola, è la
vicina città di Hospet. Più a sud troviamo le città di Halebid e Belur
che presentano due splendidi templi della dinastia Hoysala, costruiti
nell’XI secolo con uno stile molto particolare che meritano sicuramente
una visita approfondita. Relativamente vicino troviamo la località di
Sravanabelgola, luogo sacro per i Jainisti, dove si trova una statua
millenaria alta 17 m e scolpita in un unico blocco direttamente sulla
sommità di un monolite granitico a cui si accede con una scala di
centinaia di scalini anch’essi scavati direttamente nella roccia. Ancora
più a sud troviamo la grande città di Mysore dove l’interesse si
concentra sul palazzo del marajà, nel centro della città, a cui si può
accedere a pagamento, anche se è attualmente abitato. Il palazzo è un
vero miscuglio di stili e lascia decisamente interdetti per i delirio di
grandezza che rappresenta, in particolare dopo aver visto nei giorni
precedenti splendide opere architettoniche antiche. La particolarità più
curiosa è però quella, essendo domenica, di vedere alla sera il palazzo
illuminato da migliaia di lampadine (non a basso consumo) alimentate da
un apposita centrale elettrica, l’effetto e assicurato.Lungo la strada
che dobbiamo fare per passare dal Karnataka al Kerala verifichiamo
direttamente che l’India è in effetti una confederazione di stati con
frontiere vere e proprie, infatti la polizia ci blocca per mezza
giornata per problemi relativi ai documenti della macchina (in fotocopia
invece che in originale) quale dimostrazione di quanto detto prima e di
una burocrazia imperante. Il Kerala non ha le stesse risorse
archeologiche del Karnataka ma è ugualmente interessante dal punto di
vista naturale. E’ uno degli stati più ricchi e lungo la costa
garantisce al viaggiatore una serie di spettacoli avvincenti che vanno
dalle bianche spiagge, che purtroppo si affacciano su di un oceano
sempre tormentato, alle zone lacustri parallele alla costa. La città di
Cochin è famosa per la pesca con le cosiddette reti cinesi, in pratica
grandi bilancieri, posti tutti affiancati su di un lungo molo, costruiti
con un’infinità di legni legati tra di loro e controbilanciati con una
serie di grandi pietre legate in serie tra di loro per facilitare la
ripresa della rete a fronte della pressione dell’acqua e del carico di
foglie galleggianti (sempre) e pesci (quando ci sono).
La zona di Kottayam e Alleppey è quella più caratteristica perché
presenta un mondo veramente unico fatto di lagune e canali densamente
abitato. Utilizzando un grosso barcone, ricco di comodità come letti e
docce, facciamo un’escursione di tutto il giorno in quest’ambiente
liquido veramente affascinante. Lungo lo scorrere dei canali, che sono
percorsi da regolari battelli con tanto di baracche alle fermate, si
trova una vera città lineare con file ininterrotte di piccole case
costruite su argini di pochi metri, tra canali profondi e campi allagati
coltivati a riso.
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KARNATAKA |
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La vita che si vede scorrere davanti agli occhi è di
una serenità tale da risultare sconcertante, pensando alle reali
difficoltà che presenta quell’ambiente così delicato. Nei canali si fa
di tutto, si pesca, si lavano i panni e le pentole oltre a se stessi, ma
soprattutto si commercia con un continuo passaggio di piccole barche che
trasportano di tutto. Ma lo spettacolo più curioso è l’aver visto
scaricare da un furgoncino qualche centinaio di anatre marroni
direttamente nel canale, dove due uomini su due piccole barche guidate
con i pali le hanno portate a “pascolare” lungo il canale stesso, come
una mandria, per poi condurle su di un piccolo isolotto per la notte.
Gli ultimi tre giorni, tradizionalmente di relax, li trascorriamo in un
complesso, nei dintorni di Kovalam a sud di Trivandrum, costituito da un
albergo posto direttamente sul mare in una splendida insenatura,
praticamente una spiaggia privata, ed un orfanatrofio finanziato con i
proventi turistici dell’albergo. Il posto, oltre ad essere splendido,
proponeva uno spettacolo giornaliero molto interessante costituito da un
gruppo di circa 25 pescatori che portata al largo una grossa rete con
una barca, la tiravano successivamente da riva con due “tiri” di circa
10 uomini. L’operazione veniva ripetuta più volte durante la mattinata,
usufruendo di due reti, poiché ad ogni pesca alcuni pescatori si
occupavano di stenderla ad asciugare e piegarla dopo averla
eventualmente ricucita dagli strappi. Attività, per chi la
guarda,affascinante per i molti ricordi ed i richiami ad antichi
mestieri da noi oramai scomparsi. |