INDIA - 2007
 SUD OVEST - Altre indie nel subcontinente

Dopo sette anni siamo nuovamente in India, che date le dimensioni richiede certamente ben più di uno o due viaggi per visitarla in maniera da poter comprendere almeno un poco di questo immenso paese. Questa volta si parte per visitare la parte sud occidentale che si affaccia proprio sull’Oceano Indiano. Arriviamo con l’aereo a Mumbai, una delle città più popolose dell’India, che già offre un biglietto da visita delle principali caratteristiche del paese. La città è immensa e nei tre giorni che gli dedichiamo ne vediamo ovviamente solo una piccola parte anche se è per noi quella più interessante. La zona centrale è caratterizzata da grandi edifici coloniali inglesi, come la stazione ferroviaria ed il mercato ed è particolarmente interessante vedere come queste strutture siano rimaste in bilico tra passato e presente. Nei grandi parchi verdi del centro i giovani dei college giocano a cricket con le loro divise perfette creando un evidente contrasto con quello che li circonda. Ma questo è tipico dell’India, come ad esempio quello di vedere il centrale campo da golf, con le relative ricche frequentazioni, circondato da un muro sul quale sono appoggiate all’esterno le coperture di fortuna di centinaia di persone senza tetto. Queste sono le cose che possono fare male ad un tranquillo occidentale ma visto che come spesso si dice, che tutto quello che non uccide fortifica, anche questo può servire a fare delle profonde riflessioni sull’esistenza. Così come per la visita ad un famoso tempio sul mare, molto frequentato sia da indù che mussulmani, dove lungo il terrapieno che lo unisce alla riva si può vedere tutta un’umanità di persone che chiedono l’elemosina, partendo dai bambini sino ai vecchi e ad una serie di persone mutilate a cui mancano braccia o gambe o sono soggetti a terribili, anche se naturali, malformazioni. Tutto in un contesto generale che si potrebbe anche definire sereno e questa è la cosa che forse sconvolge di più. Si visitano altri templi tra i quali uno jainista, dove come tra i Sikh, vige la consuetudine di allestire, a fianco della struttura cerimoniale, una cucina per poter offrire un minimo di cibo a tutti quanti lo richiedano. Abbiamo poi la fortuna di capitare, seguendo incuriositi una coda di centinaia di persone, ordinatamente disposte lungo un marciapiede, in un tempio indù dove si celebrava una festa particolarmente famosa a Mumbai. Fermi davanti all’ingresso del tempio, perplessi per quella lunga coda, senza sapere ovviamente il motivo specifico, anche se intuibile, veniamo letteralmente presi in consegna da due persone in divisa, un uomo ed una donna, che rispettivamente con due percorsi diversi (naturalmente dopo essersi tolte le scarpe lasciate lungo il camminamento, ci fanno passare davanti a tutti per portarci sino alla sala della cerimonia. Un po’ in imbarazzo per questo trattamento di favore, senza peraltro alcun reclamo da parte degli indù, ci consoliamo pensando che in fondo eravamo gli unici occidentali su di un migliaio di fedeli che scorrevano lentamente davanti alle divinità esposte. Ci prendiamo anche il lusso, dopo aver chiesto l’autorizzazione, di fermarci qualche minuto nella sala cerimoniale per fare fotografie ed per informarci sulla tipologia della festa. Poi, come in tutti questi casi, dopo aver recuperato le scarpe ci siamo immersi nell’inevitabile mercato organizzato per l’evenienza ad assaggiare le varie specialità locali prodotte in una moltitudine di banchetti.

GOA    
MUMBAI    
 Da Mumbai partiamo per il sud ma, per non farci mancare niente delle esperienze indiane, utilizziamo per i primo tratto sino a Goa il treno. L’esperienza è interessante già alla partenza dalla stazione ferroviaria alle 6 del mattino, vero microcosmo vivo 24 ore su 24. Il tragitto di circa 580 Km dura praticamente tutto il giorno ma lo spettacolo che scorre dai finestrini è veramente interessante. Su Goa, il più piccolo degli stati della confederazione indiana, c’è poco o molto da dire a seconda dei gusti personali. Colonia portoghese sino al 1961 per 450 anni, ha rappresentato per secoli l’unico punto di presenza occidentale in India contribuendo in minima parte alla contaminazione culturale e religiosa. Scoperta dai movimenti hippy degli anni ’60 è ora un mix di nostalgie di vario tipo. Nelle principali città spiccano i profili familiari di molte chiese cristiane ancora in uso e di qualche sinagoga, mentre sono più rari i templi indù. In compenso si possono mangiare ottimi piatti in stile lusitano, di pesce appena pescato portato a riva da barche coloratissime di foggia europea.