Dopo sette anni siamo nuovamente in India, che date le
dimensioni richiede certamente ben più di uno o due viaggi per visitarla
in maniera da poter comprendere almeno un poco di questo immenso paese.
Questa volta si parte per visitare la parte sud occidentale che si
affaccia proprio sull’Oceano Indiano. Arriviamo con l’aereo a Mumbai,
una delle città più popolose dell’India, che già offre un biglietto da
visita delle principali caratteristiche del paese. La città è immensa e
nei tre giorni che gli dedichiamo ne vediamo ovviamente solo una piccola
parte anche se è per noi quella più interessante. La zona centrale è
caratterizzata da grandi edifici coloniali inglesi, come la stazione
ferroviaria ed il mercato ed è particolarmente interessante vedere come
queste strutture siano rimaste in bilico tra passato e presente. Nei
grandi parchi verdi del centro i giovani dei college giocano a cricket
con le loro divise perfette creando un evidente contrasto con quello che
li circonda. Ma questo è tipico dell’India, come ad esempio quello di
vedere il centrale campo da golf, con le relative ricche frequentazioni,
circondato da un muro sul quale sono appoggiate all’esterno le coperture
di fortuna di centinaia di persone senza tetto. Queste sono le cose che
possono fare male ad un tranquillo occidentale ma visto che come spesso
si dice, che tutto quello che non uccide fortifica, anche questo può
servire a fare delle profonde riflessioni sull’esistenza. Così come per
la visita ad un famoso tempio sul mare, molto frequentato sia da indù
che mussulmani, dove lungo il terrapieno che lo unisce alla riva si può
vedere tutta un’umanità di persone che chiedono l’elemosina, partendo
dai bambini sino ai vecchi e ad una serie di persone mutilate a cui
mancano braccia o gambe o sono soggetti a terribili, anche se naturali,
malformazioni. Tutto in un contesto generale che si potrebbe anche
definire sereno e questa è la cosa che forse sconvolge di più. Si
visitano altri templi tra i quali uno jainista, dove come tra i Sikh,
vige la consuetudine di allestire, a fianco della struttura cerimoniale,
una cucina per poter offrire un minimo di cibo a tutti quanti lo
richiedano. Abbiamo poi la fortuna di capitare, seguendo incuriositi una
coda di centinaia di persone, ordinatamente disposte lungo un
marciapiede, in un tempio indù dove si celebrava una festa
particolarmente famosa a Mumbai. Fermi davanti all’ingresso del tempio,
perplessi per quella lunga coda, senza sapere ovviamente il motivo
specifico, anche se intuibile, veniamo letteralmente presi in consegna
da due persone in divisa, un uomo ed una donna, che rispettivamente con
due percorsi diversi (naturalmente dopo essersi tolte le scarpe lasciate
lungo il camminamento, ci fanno passare davanti a tutti per portarci
sino alla sala della cerimonia.
Un po’ in imbarazzo per questo trattamento di favore, senza peraltro
alcun reclamo da parte degli indù, ci consoliamo pensando che in fondo
eravamo gli unici occidentali su di un migliaio di fedeli che scorrevano
lentamente davanti alle divinità esposte. Ci prendiamo anche il lusso,
dopo aver chiesto l’autorizzazione, di fermarci qualche minuto nella
sala cerimoniale per fare fotografie ed per informarci sulla tipologia
della festa. Poi, come in tutti questi casi, dopo aver recuperato le
scarpe ci siamo immersi nell’inevitabile mercato organizzato per
l’evenienza ad assaggiare le varie specialità locali prodotte in una
moltitudine di banchetti.
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GOA |
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