AGRA, KAJURAHO
e VARANASI
Lasciata la macchina, ci muoveremo ora con mezzi locali, taxi, rickshow,
autobus, aerei, per vedere le altre mete che ci siamo prefissate, tra
queste per ultimo Varanasi, l'antica Benares.
Girando per Agra scopriamo che il forte che la domina era poi la vera residenza reale, oltre alle
dimensioni colossali ed all’imponenza notevole data dalle sue alte mura,
rappresenta l’evoluzione storica di quel periodo; da struttura puramente
militare all’interno si assiste ad una lenta trasformazione dei vari palazzi
in una zona prevalentemente residenziale e di gran lusso avvenuta a
seguito del consolidamento della pace nella zona e della rilevata
inutilità di tali difese divenute inutili a fronte delle nuove
tecnologie belliche portate dagli inglesi. Dalle sue alte torri
si osserva nella bassa pianura un placido fiume ma soprattutto lo spettacolo incredibile del Taj Mahal,
reso anche irreale dalla foschia quasi sempre presente, affascinante ma dovuta purtroppo all’inquinamento
dell’aria.
Il Taj Mahal è veramente un edificio incredibile e surreale per la
perfezione e la limpidezza delle forme e del materiale usato ma anche per la
sua funzione di tomba, per le sue dimensioni ed ultimo per il suo costo. Il bagno di
turisti che facciamo aggiunge una nuova componente di irrealtà a questa
situazione, infatti il posto in cui siamo potrebbe essere in una qualunque altra
parte del mondo ed il rilievo che viene dato a questo monumento, si nota
anche dal prezzo di ingresso di circa 10 volte più alto di quello degli
altri monumenti (solo per i turisti stranieri), è decisamente sproporzionato
se raffrontato a quello di accesso alle tante altre bellezze
dell’India. E' comunque piacevole vedere la quantità di turisti indiani
che affollano questo mausoleo manifestando una estrema reverenzialità
per questo gesto d'amore veramente unico al mondo.
Il volo per Kajuraho inizia subito male in un aeroporto militare con
l’annuncio di quattro ore di ritardo, che sembra siano una cosa normale
(infatti siamo gli unici turisti che non lo sapevano mentre tutti gli altri
gestiti dai tour operator arrivano con il giusto ritardo) ma l’aspetto
positivo è che ci offrono il pranzo nel miglior albergo di Agra (sede
della compagnia aerea) e cosa incredibile nel menu c’è anche il vitello.
Il mattino di buon’ora si parte per la visita ai templi più lontani che
pur nel loro aspetto abbandonato, essendo lontani dall’abitato,
scopriamo essere sempre utilizzati per le cerimonie e le offerte. Lo
spettacolo che presentano è veramente superbo, le pareti esterne ed
interne sono scolpite interamente con figure umane e divine in maniera
incredibilmente rappresentativa; ma quello che colpisce di più è la
plasticità delle pose di queste figure, che denotano l’abilità di tutti quegli oscuri artisti
che operarono qui tra il VI° ed il X° secolo AD. Un esempio per tutti è
quello della
donna che si toglie una spina da un piede, con un movimento flessuoso
con una grazia ed una
leggerezza incredibile. Le scene erotiche rappresentate sono una cosa
già troppo sfruttata turisticamente per essere degna di note particolari
in tutto quel contesto e ovviamente vanno osservate con gli occhi
giusti, cioè con la logica culturale di quel periodo storico.
Anche se è una frase che ho usato in altre occasioni, questo è veramente uno di quei pochi posti al mondo
(come ad esempio Petra) dove pur non essendovi altre cose interessanti,
valgono il viaggio.
In un vicino gruppo di templi Jain (religione contemporanea al Buddismo) assistiamo ad una
cerimonia religiosa molto importante, la cosa che effettivamente
colpisce di più è la presenza di alcuni fedeli della setta Digambara
(vestiti di cielo) che assistono e presenziano la cerimonia
completamente nudi quale voto di rinuncia ai beni terreni, con un solo
scopino per pulire il terreno davanti a loro per non uccidere nessuna
forma vivente. Quello che colpisce non è tanto l’aspetto morale, in
quanto tutti nel tempio ci fanno sentire assolutamente a nostro agio
lasciandoci scattare tranquillamente anche delle fotografie, quanto per
l’accostamento religioso così diverso dal nostro, dove sono peraltro
considerati e riveriti maggiormente.
Nel pomeriggio, dopo un breve riposo in hotel (anche in considerazione
che fuori ci sono circa 45° all’ombra con una umidità di quasi il 100%)
andiamo a vedere il gruppo principale. E’ veramente uno spettacolo
notevole anche perché gli otto templi sono racchiusi in un parco verde,
cosa veramente rara per questi posti. La quantità di statue scolpite con
rara maestria è veramente incredibile considerando che sono state fatte
tutte in un periodo di soli 100 anni e che sono sostanzialmente
differenti tra di loro per soggetti ed atteggiamenti. La conservazione
dei monumenti è notevole, sembrano appena costruiti, questo anche perché in un modo
storicamente inspiegabile sono stati
costruiti in una zona senza particolari attrattive climatiche e
geografiche. Questo li ha però salvati dalla sistematica distruzione
di tutti i manufatti raffiguranti immagini umane di qualsiasi tipo e non
solo se ritenute "indecenti", fatta dagli eserciti mussulmani al tempo della loro conquista
del territorio.
Ed ora ci aspetta Varanasi (Benares), l’aereo ha solo due ore di ritardo
ed arriviamo puntuali in hotel alle 16.00 e dopo mezzora siamo già in
viaggio verso i “gath” dove riusciamo a vederne alcuni mentre inizia un
suggestivo tramonto dietro i templi sul fiume. Il mattino successivo
alle 5.00 siamo di nuovo sul Gange per la più classica delle escursioni,
un giro di due ore in barca a poca distanza dalla riva per tutta l’area
coperta dai gath. Lo spettacolo è entusiasmante ed è quanto ci si
aspetta di vedere a Varanasi, complice la delicata luce dell’alba del
sole che nasce. La temperatura è ancora fresca e piacevole e lo
spettacolo che scorre lento sulla riva è quello di una vitalità così
diversa dalla nostra che non può non sconvolgere tutti i sensi. Già
dalle 4.00 i pellegrini arrivano a gruppi per celebrare uno dei riti più
sacri degli indu con le rituali abluzioni ritmiche nel fiume, mentre i
santoni che vivono su piccole piattaforme di legno lungo il fiume,
preparano le loro poche cose per affrontare nel rigore la nuova
giornata.
Ma il fiume non è solo questo, oltre all’aspetto di santità rappresenta
per chi ci vive vicino un mondo di lavoro e di attività tra le più
svariate, tra le quali figura anche quella di dar la caccia ai turisti.
Uomini e donne più o meno vestiti prima di iniziare la loro giornata di
lavoro si lavano comunemente sui primi gradini nell’acqua del fiume,
insaponandosi e risciacquandosi, lavandosi i denti immersi nell’acqua
sino alla vita. I bambini, come in tutto il mondo, sguazzano nell’acqua
per lavarsi e divertirsi. E’ tutto un mondo che vive su quelle
scalinate, mescolando in un tutt’uno tipicamente indiano, il sacro ed il
profano o forse è meglio dire che per loro tutto è sacro, attività
terrene e celesti che nascono e muoiono in questi due chilometri lungo
la madre “Ganga”.
Non si può definire la qualità dell’acqua del fiume, basta pensare che
vi finiscono dentro le fogne della città (senza depuratore) e tutte le
attività umane che vi si svolgono direttamente, vi si bagnano cani,
mucche e bufali e vi finiscono le ceneri dei morti (a volte non del
tutto cremati se la famiglia non ha molti soldi da spendere per la
legna) o direttamente quei cadaveri che per religione non vengono
bruciati. La stessa acqua viene aspirata e distribuita alla città,
questa volta dopo un opportuno filtraggio, ma viene anche raccolta da
tutti con piccoli recipienti, con
venerazione e direttamente dal fiume per essere poi bevuta nella
propria casa. La vita quotidiana si sussegue lungo i gath tra santoni, barbieri,
massaggiatori e venditori vari ma prevale tra le varie attività quella
dei lavandai che, sbattendo i panni sulle pietre a bagno nel fiume,
credo lavino la biancheria per tutti gli alberghi della città mettendoli
poi ad asciugare direttamente in terra tra polvere, escrementi e sputi
di betel (un’erba che gli indiani masticano continuamente).
La mattina dopo (non più all’alba) ci rechiamo ai piedi del gath delle
cremazioni che sono effettuate con due differenti tipologie, elettriche nei forni
pubblici per chi ha pochi soldi e su pire di
legno per chi può spendere di più. Lo spettacolo è decisamente forte
anche per i nostri occhi (consideriamo che a questi livelli è sicuramente è il migliore dei
sistemi), non è banale vedere un corpo che brucia sulla pira e sentire
il relativo inconfondibile odore, o addirittura quando succede che per
la carenza di legna il corpo non brucia del tutto. Il ritorno in albergo è mesto (per il
caldo e perché la vacanza è finita) ma veloce, niente a confronto con la
sera precedente dove abbiamo impiegato più di un’ora essendo rimasti
coinvolti in un ingorgo pazzesco, prima a piedi in una zona pedonale,
nel senso che non ci si muoveva proprio bloccati tra gente e bici e poi
su di un ciclo rickshow per venirne fuori, una situazione veramente
tragicomica.
Ripensando alla pratica della cremazione è interessante notare che, per
i principi religiosi induisti, non tutti i corpi
possono essere bruciati, sono esclusi i bambini perché puri, le donne
incinta per lo stesso motivo, i sadhu perché santi, quelli morsicati dai cobra perché è
l’animale sacro a Visnhu, i lebbrosi ed i vaiolosi per non infettare
l’aria, questi vengono fasciati, portati in mezzo al fiume e gettati in
acqua.
Insomma un paese incredibilmente diverso dal nostro, con usi e
consuetudini differenti dalle nostre, basti pensare al permanere del sistema delle
caste (bramini, commercianti, religiosi, pulitori per terra, pulitori di
gabinetti, oltre ai paria ed i fuori casta) anche se ufficialmente
risulterebbe abolito da tempo, che meriterebbe sicuramente una visita più approfondita di questa.
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