Perché una persona normale, anche se amante dei viaggi, dovrebbe andare
ad Haiti? E’ uno dei cinque paesi più poveri del mondo ed ha una
situazione politica eternamente instabile, ma poiché era in programma un
viaggio nella Repubblica Dominicana, abbiamo fatto il necessario visto
per Haiti per poterci eventualmente andare e ci andiamo. Da Santo
Domingo verifichiamo che purtroppo non ci sono voli aerei diretti tra le
due capitali, che evidentemente non si amano, per cui la sola
alternativa rimane quella dell’autobus che attraversa l’unica frontiera
aperta, in una zona montagnosa. Il viaggio è lungo e poco interessante,
la polizia di frontiera noiosa e pignola perché il varco è utilizzato
dagli haitiani che hanno il permesso di andare a lavorare nella
Repubblica Dominicana. Siamo gli unici turisti e siamo visti con un
certo sospetto. A Port au Prince l’albergo, uno dei pochi aperti, è
lussuoso ma fatiscente e praticamente deserto, in compenso per la cena
pretendono i pantaloni lunghi, sarà un retaggio odi tempi migliori anche
se non so quali. La vita per le strade è animata ma la povertà traspare
da ogni angolo di via, nei negozi chiusi ed i tanti banchetti nelle
strade. La zona centrale, di chiara costruzione francese, con palazzi a
due piani e bianchi porticati è in uno stato di abbandono assoluto anche
se ovviamente è abitato, i cumuli di spazzatura sono onnipresenti anche
se la sporcizia non è diffusa nelle strade. L’unica zona “perfetta” è
quella che circonda il palazzo del presidente che sembra essere una Casa
Bianca in miniatura. Un successivo giro nei dintorni ci fa vedere una
realtà povera ma contadina, molto simile a tante altre nel mondo, perché
come sempre è nelle capitali che si concentra il meglio o il peggio di
quello che offre un paese, a seconda delle situazioni. La visita ad
Haiti aveva per me anche un certo interesse, visto che mi diletto nello
studio delle religioni, e doveva servire per poter vedere dal vivo
alcuni riti e fenomeni legati alla religione Voodoo. Ma nonostante le
molte richieste non troviamo nessuno che ci dia indicazioni in merito.
Non era il momento giusto, ma questo lo capiremo solo dopo. Dal punto di
vista turistico e artigianale vi è proprio poco ad esclusione di
un’infinità di quadri ad olio su tela, dipinti con le forme
caratteristiche che li hanno resi famosi. Ci infiliamo in un magazzino
semibuio e ne acquistiamo alcuni, ma della
loro autenticità o valore ne avrò sempre il dubbio. La nostra vacanza
finisce prima del previsto quando, qualche mattina dopo, veniamo
avvertiti che la frontiera sarebbe stata chiusa a tempo indeterminato.
In effetti la sera prima avevamo visto un corteo di gente seguire
rumorosamente una grossa auto nera con le bandiere, presumibilmente
quella del presidente, ma sicuramente non per congratularsi con lui.
Fatti i bagagli ed usciti dall’albergo ci accorgiamo che le principali
strade sono bloccate da pneumatici in fiamme e che l’autobus con il
quale eravamo arrivati non c’era in quanto la sera prima lo avevano
bloccato alla frontiera. Incontriamo degli altri europei, due fotografi
francesi, e con loro riusciamo ad arrivare all’aeroporto, senza passare
per il centro, dove c’è ancora un autobus che deve partire per Santo
Domingo. Ci imbarchiamo con la speranza che la frontiera per uscire sia
ancora aperta ed infatti dopo poche ore la attraversiamo prima che sia
chiusa definitivamente. Dopo molte ore di un viaggio tranquillo,
rientriamo a Santo Domingo dove riusciamo anche a farci restituire i
soldi del biglietto di ritorno, che avevamo pagato alla
prima compagnia. Siamo o non siamo liguri? |