Gli
abitanti definiscono la loro valle, come l’ottava meraviglia del mondo.
E’ vero che il concetto è molto sfruttato, ma è pur vero che la zona
di Banaue nell’isola di Luzon dell’arcipelago delle Filippine
rappresenta uno spettacolo veramente unico al mondo.
Per questo motivo lasciamo quasi subito il caos indescrivibile (nel senso
letterario della parola) di Manila e dopo aver noleggiato un van ci
dirigiamo verso il nord dell’isola.
I chilometri sono circa 500 ma l’idea di percorrerli in una giornata, è
stata solo una pia illusione.
La strada è pessima e molto trafficata da biciclette e pedoni e come se
non bastasse dopo circa cinque ore di viaggio ci troviamo in un
intasamento stradale provocato semplicemente da una festa paesana che
occupa tutta la sede stradale. Ci mettiamo tre ore a passare il
paese, ma in compenso ci godiamo uno spettacolo non previsto e
sicuramente molto particolare, tra bancarelle con articoli in plastica,
alimenti cotti sul posto e spettacoli vari.
Arriviamo a Banaue il giorno seguente e recuperato un albergo ci
preoccupiamo subito di organizzare la gita per il giorno successivo, ci
aspetta una giornata di “passeggiate” tra le risaie.
Partiamo, naturalmente a piedi, alle cinque del mattino con il primo
chiaro, arrivati dopo diverse ore di cammino sulla cresta di una delle
tante montagne che ci circondano, quello che ci aspetta è davvero
notevole e la vista è di quelle mozzafiato. Sotto di noi una vallata
profonda più di 1000 metri ed interamente costellata da terrazze, alcune
piccolissime, coltivate a riso.
La sequenza di fazzoletti di terra con le loro differenti sfumature di
verde sembra un puzzle o un patchwork fatto a tavolino per diletto, invece
rappresenta la fatica e la costanza di secoli di attività umana, pare che
i muretti siano stati iniziati circa 2000 anni fa.
Le poche case sono appoggiate a palafitte e raggruppate tra di loro, per
togliere il meno possibile alla terra coltivabile, in una simbiosi con la
natura che fa molto riflettere.
Lasciandoci alle spalle questi pensieri un poco retorici, scendiamo a
valle lungo una serie di piccoli sentieri, a volte costituiti solo dal
bordo delle stesse terrazze inondate.
Incrociamo alcune case isolate con bambini che giocano e donne impegnate
in attività così diverse e di nuovo cado nel romanticismo pensando a
quanto è lontano da noi questo stile di vita.
Poco prima del tramonto siamo di ritorno in albergo, e si riprende la
“vita normale”, un bagno in piscina, un’ora di massaggi fatti da
mani sapienti, una bella doccia, la cena e via a dormire.
Il giorno dopo si riprende
la strada per Manila e per la civiltà, che cercheremo di evitare ancora
per qualche settimana, ma questa è un’altra storia e non può essere
contenuta in queste poche righe. |