Il primo impatto con Quito, capitale dell’Ecuador, lo abbiamo nel
pomeriggio quando andiamo nel centro storico. Le bellezze
dell’architettura coloniale si rivelano anche se nella penombra o sotto
le luci colorate che adornano i principali monumenti. La mattina dopo
andiamo subito sul vulcano Pichinchia, con una teleferica, considerato
che la giornata è serena e ci promette viste notevoli. Si arriva
direttamente a 4000 m e con un piccolo tragitto a piedi, percorso con
molta cautela e fatica vista l’altezza, possiamo ammirare quasi per
intero la grande e stretta vallata che racchiude la città di Quito. La
vista è bella anche se lo smog sulla città fa riflettere
sull’inquinamento che l’uomo produce da tutte le parti. In giornata
facciamo altre tre tappe. La Mitad del Mundo, è un piccolo paese che
prolifera grazie alla particolarità di essere esattamente sulla linea
dell’equatore. È in realtà anonimo e poco interessante ma alcuni
padiglioni che lo circondano offrono qualche curiosità. Le rovine
preincaiche di Rumiñahui sono difficili da trovare e di scarso interesse
essendo costituite solo da un basso muretto perimetrale, ma tant’è la
curiosità per l’archeologia è sempre forte. La città di Calderon è
famosa per il suo artigianato in ceramica e di pasta di pane, abbastanza
animata e sufficiente per qualche piccolo acquisto. Siamo a Quito ed è
sabato per cui è inevitabile andare sino ad Otavalo per immergersi in
uno dei più famosi mercati del Sud America. Lungo la strada troviamo
molti paesi dove, come consuetudine, ognuno è specializzato nella
produzione di un particolare prodotto, ci fermiamo così per fare una
seconda prima colazione dove ferve la produzione di ottimi biscotti. Il
mercato del sabato ad Otavalo non occupa solo la piazza centrale ma
tutte le altre vie adiacenti con un’infinità di bancarelle colme di
prodotti di tutti i generi, alimentari, tessuti locali e aimè anche
cineserie. Naturalmente comperiamo qualcosa, maglioni di alpaca, camicie
ricamate, cappelli “Panama” originali Montecristo e qualche souvenir. La
fattura di questi prodotti è a volte un po’ scadente rispetto agli
standard italiani ma i costi sono talmente bassi ed il piacere di
favorire, anche se in piccola misura, il commercio di queste popolazioni
ora organizzate in cooperative, che è impossibile resistere. Si rientra
a Quito lungo ola strada che presenta scorci fantastici, tra ripide
salite e discese che superano le strette vallate di questa zona andina.
Il mattino dopo facciamo ancora un giro nella città vecchia di Quito, è
domenica ed è la festa di Ognisanti qui molto sentita,i negozi sono
quasi tutti chiusi, tutta la zona è chiusa al traffico veicolare ed in
ogni piazza c’è un evento con musica e balli. Un vero spettacolo per
ammirare questo centro storico tra i più belli del Sud America. Si parte
per Latacunga, città mediocre con pochi alberghi e ristoranti, quasi
deserta in questi giorni di festa (qui si festeggia dall’uno al tre di
novembre) ma tappa obbligata per il giro che porta alla laguna di
Quilatoa. Si parte di buon mattino per potersi anche fermare nei vari
paesi lungo la strada dove c’è sempre qualcosa
di interessante da vedere, in uno di questi troviamo una festa
annuale della ceramica. Lo spettacolo è veramente bello con i frequenti
cambi di luce dati dalla variabilità del clima, che sarà una costante
quotidiana in tutto il viaggio. Il paesaggio lungo la strada è splendido
salendo dai 2800 m di Latacunga ci troviamo a percorrere un altopiano
verdissimo tutto abitato e coltivato a circa 3000 m sino all’ultima
salita al cratere.La laguna di Quilotoa è a 3854 m ed è un enorme e
perfetto cratere vulcanico con al fondo un bel lago a circa 400 m dal
bordo del cratere nel quale si può anche scendere attraverso un tortuoso
sentiero, ma vista l’altitudine la riteniamo un’impresa del tutto
superflua. È ancora festa (la liberazione di Cuenca) e ci dirigiamo in
discesa verso Baños e la foresta amazzonica, il tragitto è breve e ci
permette di fare alcune soste nei vari paesi lungo la strada. La prima
deviazione è per Quilapungo, paese specializzato nella lavorazione della
pelle e del cuoio. Lungo la via principale c’è una continua presenza di
negozi che vendono una incredibile varietà di articoli in pelle. Anche
qui non possiamo esimerci dal comperare qualcosa e anche qui vale il
discorso di prima sulla qualità ed i prezzi. Altro paese, Pilolao, dove
c’è una grande produzione di pantaloni in jeans per alcune note marche
statunitensi, si può forse non prendere qualche jeans originale per
pochi euro? Come sempre il problema sarà quello finale di mettere tutte
le cose nello zaino. Si arriva a Baños dopo una lunga discesa che ci
porta a 1800 m in un paese molto turistico (troviamo anche un italiano
che gestisce un bar ristorante) ma con un clima invidiabile. La mattina
sosta terapeutica nella piscina termale calda della città, ogni tanto ci
vuole. Nel pomeriggio piccola escursione sulle pendici del vulcano
Tungurahua sino ad un piccolo osservatorio, con una casa da fumetti
posta sopra di un grosso albero, costruito dai sismologi per il
controllo del vulcano. La zona è ricca di serre con pomodori e babaco ed
è straordinariamente verde. La mattina si parte per Puyo su di una
strada che in 60 Km ci porta da 1800 m a 950 m, dalle Ande alle porte
della foresta amazzonica. La strada è costeggiata da numerose cascate
con viste spettacolari sugli strapiombi del rio Pastaza. Troviamo anche
alcune particolari funicolari dette “tarabita”, mosse con motori diesel
di camion installati a terra, che permettono di attraversare il fiume ad
un’altezza di circa 100 , la cosa fa un certo effetto. La più grande è
il Paillon del Diablo che dopo una breve scarpinata ci consente di
vedere da vicino l’esuberanza dell’acqua in questa zona. La città di
Puyo è di per sé poco interessante e la mattina seguente la lasciamo per
tornare a Baños ripercorrendo la “ruta de las cascadas” e da li per la
città di Riobamba. Prima di lasciarla ci concediamo tre ore in una
pseudo mini foresta amazzonica alla periferia di Puyo, qui una coppia
del posto ha ricreato in 7 ettari di terra un ambiente ricco di piante e
fiori che sono in parte in estinzione nella Amazzonia attuale. Il posto
è ricco di orchidee e la cosa più incredibile è vederne moltissime di
dimensioni talmente piccole da doverle osservare con una lente. In
serata un giro nel centro di Riobamba ci dà la dimensione di un’altra
città coloniale che se certamente non all’altezza di Quito risulta molto
animata. La mattina ci aspetta un giro per il mercato locale che come al
solito ci coinvolge, anche se non è certo come quello di Otavalo, ricco
di prodotti locali portati dai contadini che arrivano in città sia con
grossi pickup che con il treno. Il pomeriggio dopo una puntata al poco
interessante Guano dove si producono tappeti di dubbio gusto ci
dirigiamo verso le falde del Chimborazo, il più alto dell’Ecuador.
Senza pretese di grandi scalate ci ritroviamo con il nostro fuoristrada
a risalire il ripido fianco del vulcano su di una strada sterrata sino
al primo rifugio, siamo arrivati in macchina a 4800 m.
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AMAZZONIA |
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